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IL GELOSO AVARO | 97 |
Felicina. (Mi fa paura).(a Pasquina)
Pasquina. (Via, spicciatevi).(a Felicina)
Felicina. Signore...(a Pantalone)
Pantalone. Andè via.(gridando)
Felicina. Oimè! vado.(parte tremando)
Pasquina. Vecchiaccio rabbioso.(a Pantalone)
Pantalone. Via de qua, impertinente.
Pasquina. Eh! (gli fa una boccaccia, e parte)
Pantalone. E vu cossa feu, che no andè via?
Giulia. Per carità, vi prego...
Pantalone. No ghe xe carità che tegna. Andè via, se no volè che ve cazza zo dalla scala.
Giulia. Se mi fate perdere la mia fortuna, povero voi! Corro al Monte; se perdo al lotto per causa vostra, da donna onorata, vengo a darvi fuoco alla casa. (parte)
Pantalone. Ghe mancarave anca questa. E vu, no andè?
Sandra. Signor Pantalone, vede questa scatola?
Pantalone. No fazzo pegni, no dago bezzi.
Sandra. Eppure questa scatola si potrebbe guadagnare con poco.
Pantalone. Come!
Sandra. Vogliono impegnarla per due zecchini; e v’assicuro che chi l’impegna non la riscuote più. Mi faccia questo piacere.
Pantalone. Se credesse che no se savesse... se fusse sicuro che no parlessi... vorria anca farve sta carità.
Sandra. io non parlo, signor Pantalone. Sa che donna ch’io sono, non vi è pericolo.
Pantalone. Do zecchini? lassè véder.
Sandra. Eccola.
Pantalone. El sarà arzento basso. (la tocca colla pietra)
Sandra. Queste scatole si sa cosa sono.
Pantalone. No i vol manco de do zecchini?
Sandra. No certamente; e poi, se credesse mai... la scatola è qui della signora Costanza. Basta, non si ha da sapere.
Pantalone. Mi no so altro; ve cognosso vu, e no cognosso altri. Tolè do ongari, perchè zecchini no ghe n’ho.