Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/100

96 ATTO TERZO

Felicina. Via, dico. (a Pasquina, come sopra)

Pasquina. Quell’anellino! gliel’ha donato un bel parigino.

Argentina. Brava! (a Felicina)

Felicina. (Mi fa una rabbia!) (da sè)

Giulia. Sentite? una compagna per invidia scopre quell’altra. (a Sandra)

Sandra. Sono ragazze che non sanno tacere. (a Giulia)

Argentina. E perchè lo volete impegnare quell’anellino? (a Felidna)

Felicina. Me l’ha detto mia madre.

Argentina. È vero? (a Pasquina)

Pasquina. Oh, sua madre! (ridendo)

Argentina. Dite, dite. (a Pasquina)

Felicina. Vado via, veh! (a Pasquina)

Pasquina. Cosa serve? non è roba vostra? Si dice la verità.

Felicina. (Mi fa venir rossa, rossa). (da sè)

Pasquina. Vuol comprare un paio di manichini, per donarli a quello che le ha dato l’anello.

Felicina. (Linguacciona!) (da sè) Con me non ci vieni più. (a Pasquina)

Argentina. Ecco il padrone: figliuole, vi riverisco. Donna Sandra, vi raccomando la segretezza. (parte)

SCENA II.

Pantalone e dette.

Pantalone. Cossa feu qua? Cossa voleu? Andè via.

Sandra. Vorrei su questa scatola...

Giulia. Caro signore, uno scudo su questa gonnella.

Pantalone. Andè via, qua non se fa pegni.

Sandra. Come non si fanno pegni? È questa la prima volta?

Pantalone. Se qualche volta v’ho fatto la carità, adesso no ve la posso più far.

Sandra. Sì, la carità! Un dodici per cento col pegno in mano.

Pantalone. Andè via, ve digo. (Maledetti. Accusarme che fazzo pegni! che togo l’usura! Metterme in desgrazia della Giustizia!) (da sè)

Pasquina. (Ditegli dell’anello). (a Felicina)