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SCENA II.
Pantalone, dette, e poi il Servitore.
Pantalone. Servitor umilissimo de Vostra Eccellenza.
Beatrice. Dov’è il Marchesino?
Pantalone. Eccellenza, mi no so cossa dir. El xe dove che lo porta la so allegria, la so zoventù, el so caprizzio.
Rosaura. Buon preludio per le mie nozze.
Beatrice. Non lo avete voi ritrovato?
Pantalone. Eccellenza sì; l’ho trovà da Eleonora1.
Rosaura. Cantava le canzonette?
Pantalone. El cantava.
Rosaura. Contro di me?...
Pantalone. No so gnente...
Rosaura. Sì, contro di me. Ecco com’egli mi ama, com’egli mi stima.
Beatrice. Non vi conosce ancora perfettamente. Non dubitate, vi amerà, vi stimerà. Ditemi, signor Pantalone, è egli uscito di quella casa?
Pantalone. Eccellenza sì.
Beatrice. È venuto con voi?
Pantalone. Mo, Eccellenza, no.
Beatrice. Dov’è egli andato?
Pantalone. Ah! no ghe lo so dir.
Rosaura. Sarà andato da2 altre donne. Da tutte fuori che da me.
Beatrice. Gli avete detto che io lo ricercavo?
Pantalone. Ghe l’ho dito seguro.
Rosaura. Ecco come obbedisce la madre.
Beatrice. Non tarderà a venire.
Pantalone. Ho paura che per adesso nol vegna.
Beatrice. Per qual ragione?
Pantalone. El va de qua e de là per i prai, per i campi, per le colline. El salta i fossi come un lievro3; el se rampega4