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80 ATTO TERZO

SCENA ULTIMA.

Rosaura e detti.

Rosaura. Signore, non ho bisogno che si parli o si agisca per me. Io sono Rosaura; io sono la figlia del marchese di Montefosco. Io sono l’unica e vera erede di questa giurisdizione. Ascoltate le mie istanze, e scrivete. (al cancelliere)

Florindo. Voi non dovete abbadare... (al cancelliere)

Cancelliere. Perdoni. Non posso negare di ascoltarla, e di scrivere1.

Pantalone. (Più che se scrive, più se vadagna). (da sè)

Cancelliere. Dite, signora, quel che intendete si scriva.

Rosaura. Scrivete dunque: Rosaura, figlia del fu marchese Ercole di Montefosco, rinunzia a qualunque istanza facesse in suo favore la Comunità di Montefosco, non intendendo voler procedere per ora contro il marchese Florindo, protestandosi che lo fa per gratitudine ai benefizi ricevuti dalla marchesa Beatrice. (dettando al notaro)

Beatrice. (Io rimango sorpresa!) (da sè)

Florindo. (È una giovane generosa2). (da sè)

Nardo. (Ora stiamo freschi!) (da sè)

Marcone. (Questa volta vanno le case, i campi, le pecore, e quanto abbiamo). (da sè)

Cecco. (Ho paura che lo schioppetto non giovi). (da sè)

Cancelliere. Ora si può progredire più francamente alla terminazione dell’atto possessorio.3

Beatrice. Prima di seguitare un tal atto, prendete un foglio, e scrivete per me.

Cancelliere. Presto, un altro foglio. (al notaro)

Pantalone. (Za quella carta i ghe la paga ben). (da sè)

Beatrice. Florindo mio, se credete che vostra madre abbia dell’amore per voi, giudicherete altresì, che io non possa volere che il vostro maggior vantaggio.

  1. Bett. e Pap.: e di far scrivere. Scrivete.
  2. Bett. e Pap. aggiungono: e discreta.
  3. Bett. e Pap. aggiungono: Notaro, scrivete.