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IL FEUDATARIO | 49 |
stigarmi; ma finchè posso, no certo1. Ho una giurisdizione, ove tutte le donne mi corrono dietro; sarei ben pazzo, se mi legassi.
SCENA IX.
Arlecchino con altri quattro Villani, che portano salami, prosciutti, fiaschi di vino, formaggio e frutti; e detto.
Arlecchino. (Fa riverenza) (No so, se me recorderò el complimento, che m’ha insegnà messer Nardo. Suggerime2). (ad un villano)
Florindo. Galantuomo, vi saluto.
Arlecchino. Zelenza... Quantunque l’obbligazion della nostra nobile Comodità...
Villano. (Comunità).
Arlecchino. Verso la grandezza de Vostra Zelenza. (Hai dit grandezza?) (al villano)
Villano. (Sì, grandezza).3
Arlecchino. Son qua in nome de tutti a regolar Vostra Zelenza4.
Villano. (A regalare).
Florindo. (Che tu sia maledetto). (da sè)
Arlecchino. A presentarghe salami e persutti, tutta roba del parentado de Vostra Zelenza.
Villano. (Del Marchesato di Vostra Eccellenza).
Arlecchino. E vin e frutti e formaggio delle vacche di casa di Vostra Zelenza.
Florindo. (Oh! che bestia). (da sè) Chi sei5?
Arlecchino. No semo sei, semo cinque, Zelenza.
Florindo. Sei di questo paese?
Arlecchino. Quattro de sto paese, e mi bergamasco, che fa cinque.
- ↑ Bett. e Pap.: non me la ficca certo.
- ↑ Bett.: Suggerissime; Pap.: suggerissem.
- ↑ Segue nell’ed. Bett.: «Arl. (No li vedi che l’è piccolo? No va ben). Verso la piccolezza de V.E... Flor. (Or ora lo bastono con tutti i suoi regali). Arl. Son qua ecc.».
- ↑ Bett. e Pap.: «la vostra bestialità». Vill. (A regalare la vostra benignità). Fior. (Che tu sia maledetto) ecc.».
- ↑ Bett. e Pap.: Tu, chi sei?