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44 ATTO SECONDO

Rosaura. (Eppure hanno la loro parte di superbia).

Beatrice. Sedete, Rosaura. Ehi! porta qui una sedia.

Rosaura. Vostra Eccellenza è piena di benignità. (con inchino; le tre donne la burlano)
(Il servitore mette una sedia vicino a Ghitta dalla parte di Beatrice, e le donne si fanno cenni fra loro. Ghitta passa dalla sua sedia a quella messa per Rosaura, e così le altre due avanzano una sedia, e per Rosaura vi resta l’ultima.

Rosaura. Ha veduto, Eccellenza?

Beatrice. Che vuol dire, signore mie? Non vi piaceva il posto in cui eravate?

Giannina. (Rispondete voi). (a Ghitta)

Ghitta. Dirò, Eccellenza... Siccome... il rispetto della vicinanza mi obbliga... così son più vicina a riverirla.

Giannina. (Brava). (verso Olivetta)

Olivetta. (Ha risposto bene).

Rosaura. Queste signore1 non si degnano che io stia sopra di loro. Vede, Eccellenza, come mi sbeffano? (le tre donne ridono forte2)

Beatrice. Che maniera impropria è la vostra? Così perdete il rispetto ad una dama mia pari?

Ghitta. Eccellenza, non lo facciamo per lei.

Giannina. Non ridiamo di lei, Eccellenza.

Olivetta. Oh! Eccellenza...

Beatrice. Capisco che siete schioccherelle, e vi compatisco. Avete però della superbia, che all’esser vostro non conviene.

Ghitta. Eccellenza, noi siamo del basso rango...

Beatrice. Venite qui, Rosaura, sedete sulla mia sedia. Questa a voi si conviene, che siete nata civile. (si alza)

Rosaura. Rendo grazie all’Eccellenza Vostra.

Giannina. (Andiamo via). (a Ghitta ed Olivetta)

Ghitta. (Sì, sì, andiamo). (si alzano)

Beatrice. (Che femmine temerarie!) (da sè)

Ghitta. Eccellenza, noi siamo venute per umiliarci alla grandezza

  1. Bett.: gran signore; Pap.: signore grandi.
  2. Bett.: le tre si mettono a ridere forte.