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LA FIGLIA OBBEDIENTE 505

Pantalone. No ti lo tioressi sior Fiorindo?

Rosaura. Caro signor padre, per ora lasciatemi in pace, per carità.

Beatrice. Basterebbe ch’egli fosse qui, e vedreste s’ella direbbe di sì.

Pantalone. Se el ghe fusse, magari!

Beatrice. Aspettate. (va verso lo stanzino, e apre

Rosaura. Oh cielo! (vuol partire

Pantalone. Dove vastu?

Rosaura. Lasciatemi andare.

Pantalone. Vien qua, digo. (la tira per un braccio

Rosaura. Deh! lasciatemi.

Pantalone. Coss’è sta cossa? (tirandola

SCENA XVII.

Beatrice tirando per un braccio Florindo; e detti.

Beatrice. Eh! venite qui.

Florindo. No, vi dico. (si lascia tirare

Pantalone. Estu matta? Vien qua. (tirando Rosaura

Beatrice. Accostatevi.1 (tirando Florindo

Pantalone. Olà! (s’avvede di Florindo) Qua sior Florindo? Come?

Florindo. Ah! La disperazione qui mi condusse...

Beatrice. Poverino! Voleva cacciarsi dalla finestra, ed io l’ho serrato in quello stanzino. 2Orsù, tutti sanno che vi volete bene, ed il signor Pantalone sarà contentissimo che segua3 un tal matrimonio.4

Pantalone. No so cossa dir. Sto sconderse in casa...

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Flor. Ingrata! Ros. Ardito, vedendosi più da vicino. Pant. Olà! s’avvede di Flor. Beatr. (Mi paiono due gatti. Fanno all’amore e brontolano). Pant. Qua sior Florindo? Come? ecc.».
  2. Segue nell’ed. Pap.: «ove dalla finestra, che è piccola, non si poteva gettare. Pant. El podeva ben cazzarze in qualch’altro liogo. Flor. Perfida! a Ros. Ros. A me questo? Voi mi amate. Flor. Qual ragione avete di dirlo? Ros. Se mi amaste, non avreste posto a rischio la mia riputazione. Flor. Dovevo dunque lasciare... Beatr. A monte, a monte. Tutti sanno che vi volete ecc.».
  3. Pap. aggiunge: ora.
  4. Segue nell’ed. Pap.: «Pant. Sior sì, son contento, e trattandose de un zovene, no m’importa de contradota. Flor. Rosaura sarà padrona di tutto. Pant. Donca animo, Rosaura, deghe la man. Ros. Perchè, signore, con tanta sollecitudine? Beatr. (Vuol tormentarvi un poco). a Flor. Pant. Ho gusto de no averghe più da pensar. (No vorria che me scampasse anca questo). In mia presenza deghe la man. a Ros. Ros. È presto; ci penseremo. Flor. Ma questo È troppo, Rosaura; voi mi fate credere che Veramente mi odiate». Segue sc. XVIII.