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LA FIGLIA OBBEDIENTE 503

Rosaura. (Ah! mi sento morire!) (da sè

Cameriere. Mi manda il signor Conte...

Pantalone. Dove xelo?

Cameriere. In gondola.

Pantalone. Sentìu! El xe in gondola, l’è qua che el vien. Rosaura, adesso xe el tempo de portarse ben. Cara fia, no me fè restar in vergogna.

Cameriere. Favorisca...

Pantalone. Aspettè. (al cameriere) Lo tiostu volentiera? (a Rosaura

Rosaura. Ma se v’ho detto di sì.

Pantalone. Ti me par malinconica.

Rosaura. Non è vero.

Pantalone. Ridi, novizzetta, ridi.

Rosaura. Sì, rido.

Pantalone. Siestu benedetta, ti me consoli1. E cussì? Cossa me diseu? (al cameriere

Cameriere. Lo dirò una volta. Il signor Conte mi manda a riverirla, e darle questo viglietto.

Pantalone. Un biglietto? Perchè no vienlo elo?

Cameriere. Io non so altro. Devo andare, perchè son aspettato. Servitore di lor signori. (parte

Beatrice. (Qualche novità). (da sè

Rosaura. (Mi palpita il cuore). (da sè

Pantalone. Sentimo cossa che el scrive. Signor Pantalone de’ Bisognosi. Per donne non voglio impegni. Se ammazzo, è male; se vengo ammazzato, è peggio. (Cossa diavolo vorlo dir?) So quel che dico. Vi mando la scrittura matrimoniale. (Come? xelo matto?) Non voglio più maritarmi. Coss’è sta cossa?

Beatrice. Oh bella!

Rosaura. (Respiro). (da sè

Pantalone. Dono le gioje. (Fin qua no gh’è mal). Darò li dieci mila ducati, se Rosaura non si marita per causa mia. (El

  1. Segue nell’ed. Pap.: «si rasciuga gli occhi. Ros. Anche lei si asciuga. Pant. E cussì? ecc.».