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498 | ATTO TERZO |
Florindo. Sì, voglio assicurarmi, se questa sera hanno a seguir le nozze; se ciò fia vero, intraprenderò la più violenta risoluzione per impedirle. Io sono un disperato, che cerca la vendetta o la morte.1 Morirà il mio rivale; e tutti quei pericoli e quei disagi, ai quali mi soggetterà forse il mio disperato amore, saranno effetti della crudeltà di Rosaura, mascherata sotto il titolo dell’obbedienza.
SCENA XIII.
Beatrice ed il Servitore con lume, e detto.
Beatrice. Che diavolo fate qui? (correndo verso Florindo
Florindo. Permettetemi, signora...
Beatrice. Andate via, che ora viene il signor Pantalone.
Florindo. È vero che questa sera si abbiano a concludere le nozze col conte Ottavio?
Beatrice. È verissimo. Andate via, che non vi è più rimedio.
Florindo. Possibile che Rosaura...
Beatrice. Presto, che il signor Pantalone scende le scale.
Florindo. Deh! nascondetemi...
Beatrice. Siete pazzo? Andate via. Presto, fagli lume. (al servitore
Servitore. Signora, in sala vi è gente. (guardando alla scena
Beatrice. E chi sarà mai?
Servitore. È Brighella, il padre della ballerina. (guardando bene
Beatrice. Maledetto quando siete venuto qui. (a Florindo
Florindo. Nascondetemi2.
Beatrice. Venite qui in questo camerino. (apre una porta
Florindo. (Sarò a portata di sentir tutto, e di vendicarmi sul fatto).3 (da sè; entra nel camerino
Beatrice. (Parte col servitore.
- ↑ Segue nell’ed. Pap.: Se non mi è possibile avere il conte Ottavio a solo, a solo, l’attenderò al varco, l’ucciderò in questa casa. Morirà il ecc.
- ↑ Pap. aggiunge: per carità.
- ↑ Segue nell’ed. Pap.: «Beatr. Sta pur lì, e goditi il buon odore. Son curiosa di sentire che cosa voglia quel mammalucco di Brighella, parte col servitore, poi torna».