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496 ATTO TERZO

SCENA XI.

Brighella e detti.

Brighella. Semo assassinadi.

Olivetta. Oimè! Mi sento mancare.

Brighella. Presto l’acqua de melissa.

Olivetta. Non l’ho.

Brighella. La bozzetta d’oro.

Olivetta. L’ho messa nel baule.

Brighella. Anca i reloggi, anca le scatole?

Olivetta. Tutto.

Brighella. Deme quei diese zecchini del lotto, che ghe manda drio.

Olivetta. Anche la borsa l’ho messa nel baule.

Brighella. Oh poveretti nu1! Sior Conte, per carità.

Olivetta. Aiutateci. Prestateci un poco di denaro.

Brighella. Per mandarghe drio.

Ottavio. (Va verso la camera.

Brighella. Sior Conte...

Ottavio. Sia maledetto il Conte. (entra, e gli serra la porta in faccia

Brighella. Amigo, cossa avemio da far? (al cameriere

Cameriere. Pensare a pagarmi, e andare a buon viaggio. (parte

Brighella. Arlecchin, son desperà.

Arlecchino. Caro sior Brighella, la se consola.

Brighella. Caro camerada, aiuteme.

Arlecchino. Oh camerada! la me onora troppo.

Olivetta. Soccorreteci, per amor del cielo.

Arlecchino. Lustrissima, no la se confonda.

Brighella. Cossa avemio da far?

Olivetta. Cosa sarà di noi?

Arlecchino. Una parola in grazia. (a Brighella

Brighella. Disè2, camerada.

Arlecchino. La senta. (a Olivetta, andando in mezzo

  1. Pap.: nui.
  2. Pap.: Disè, mo.