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LA FIGLIA OBBEDIENTE 493

Arlecchino. Non dubiti: ghe lo dirò in stampa de rame.

Ottavio. Partirete poi.

Brighella. Il bucintoro è fermato.

Ottavio. Pagherò io.

Brighella. E pò, per dirghela, su sta locanda se spende troppo. I vole un felippo al zorno.

Ottavio. Pagherò io.

Olivetta. Che dite voi, papà?

Brighella. Cossa voleu che diga, cara fia? Sior Conte l’è tanto zentil, che no saverave dirghe de no.

Olivetta. Via, per compiacervi, resterò qualche giorno.

Brighella. Arlecchin, feme un servizio. Andè da parte mia a licenziar la barca.

Arlecchino. El bucintoro dov’elo?

Brighella. Disilo a quei della barca da Padova, che tanto basta; loro intenderanno.

Arlecchino. (Ho inteso anca mi. El bucintoro! La va via, la va via, la va via1). (parte

Olivetta. Ma, signore, non vorrei che la sua sposa avesse di me gelosia.

Ottavio. Andate a disfar i bauli.

Brighella. Andè, fia, tirè fora le vostre zoggie, che mi po tirerò fora l’arzentaria.

Olivetta. (Sì, voglio restare per far disperare Rosaura). (da sè, parte

Ottavio. (Quel Livornese mi fa paura). (da sè

Brighella. Alo po risolto de far ste nozze?

Ottavio. Ci penso.

Brighella. La me compatissa, sior Conte: quella no l’è zente da par suo.

Ottavio. (Tira fuori la tabacchiera, e prende tabacco.

Brighella. Una fia d’un mercante mezzo fallìo. (vuol prender tabacco dal Conte

  1. Così si grida, quando parte la barca che conduce a Padova tutti quelli che vogliono spender poco. [nota originale]