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490 ATTO TERZO

Pantalone. Voi saver se la finze, o se la parla da senno.

Beatrice. Non finge assolutamente, dice davvero.

Pantalone. Mo se la dise ela, che la l’ha conseggiada a sforzarse.

Beatrice. Sì, a sforzarsi a superar la passione. L’ha superata; cosa volete di più? È rassegnata, è contenta; se anderete a stuzzicarla, farete peggio.

Pantalone. Cara siora Beatrice, xe un pezzo che ve cognosso, e gnancora no ve capisso.

Beatrice. E pur son facile a farmi capire. Quel che ho in cuore, ho in bocca.

Pantalone. Sarò mi un allocco, che no la intende. Non ghe vôi più pensar; l’ora se va avanzando. Vago a dar i mi ordeni, e sta sera se farà tutto. Oh! Giove, Giove, dame grazia che mia fia sia contenta, che la diga la verità. (parte

Beatrice. Il signor Pantalone vorrebbe che Rosaura fosse contenta. Non è facile che sia contenta1, quando perde un amante. (parte

SCENA VI.

Camera di locanda con lumi.

Il Cameriere di locanda ed Arlecchino.

Arlecchino. Se poderia parlar co sior Brighella?

Cameriere. Il signor Brighella non è in casa. È andato alla barca di Padova a fermare il posto, perchè vuol partir questa sera.

Arlecchino. Così presto el vol andar via?

Cameriere. È tornato a casa tutto arrabbiato: ha fatto i bauli in fretta, e dice che vuol partir questa sera, e non so perchè.

Arlecchino. Gh’è sta qualche radego in casa dei me patroni, per causa de una corniola.

Cameriere. Ho piacere che vadano via; sono superbi insoffribili.

Arlecchino. Me maraveggio, che signori de quella sorte se degna de andar in barca de Padova.

  1. Segue nell’ed. Pap.: se perde un amante. Non è facile che dica la verità, quando fingere le torna conto. Anch’io son donna, e so tutte le buone regole del nostro sesso.