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LA FIGLIA OBBEDIENTE 487

Rosaura. (Povero padre! So che mi ama, ed è forzato a tormentarmi per solo punto d’onore. Merita di essere consolato). (da sè

Pantalone. Ah! morissio avanti tre ore.

Rosaura. Signor padre.

Pantalone. Ah!1 son desperà.

Rosaura. Perchè, signore? Consolatevi, per amor del cielo.

Pantalone. Che motivo gh’oggio de consolazion?

Rosaura. Non vi basta una figlia umile e rassegnata?

Pantalone. No, non me basta.

Rosaura. Che volete di più?

Pantalone. Vorave aver una fia contenta.

Rosaura. L’avrete, signore, subito che sarete2 rasserenato.

Pantalone. Ti me par un pochetto più allegra. Gh’è qualche novità?

Rosaura. Volete che io pianga sempre? Il mio dolor l’ho sfogato. Ora non penso ad altro che a voi. Comandatemi, signor padre, vi obbedirò senza pena.

Pantalone. Distu da senno, anema mia?

Rosaura. Non mentirei per tutto l’oro del mondo.

Pantalone. Ti sposerà sior Conte?

Rosaura. Lo sposerò.

Pantalone. Ma perchè lo sposerastu?

Rosaura. Perchè voi me lo comandate.

Pantalone. Ma ti lo sposerà contra genio, ti lo sposerà per forza, e te vederò tormentada, piena de lagrime e de dolor.

Rosaura. No, signor padre, non dubitate. Fino che me lo avete comandato con austerità, vi ho obbedito con pena; ora che me lo incaricate con tenerezza, farò il possibile per obbedirvi con giubbilo e con prontezza.

Pantalone. Oh Dio! Muoro dalla consolazion. Rosaura, non te tradir.

Rosaura. Non è possibile ch’io mi tradisca, seguendo le disposposizioni del genitore. Il vostro amore non può che disporre di me con profitto, ed io ciecamente mi sottoscrivo.

  1. Pap.: Ah Rosaura!
  2. Pap.: vi sarete.