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IL FEUDATARIO 39

Giannina. Mio padre è il deputato maggiore, per obbedire Vostra Eccellenza.

Olivetta. Ed il mio è uno delli tre, ai comandi di Vostra Eccellenza.

Florindo. Me ne rallegro. E voi, signora mia, chi siete? (a Ghitta)

Ghitta. Sono... Non fo per dire... Vostra Eccellenza lo domandi... Sono l’idolo di Montefosco.

Florindo. Caro il mio idoletto, se io vi farò un sacrifizio, lo accetterete?

Ghitta. Sacrifizio? Di che?

Florindo. Del mio cuore.

Giannina. E a me, signore?

Olivetta. E a me?

Florindo. Ce n’è per tutte, ce n’è per tutte. Vi verrò a ritrovare. Aspettate. Dove state di casa? (ad Olivetta)

Olivetta. Dirimpetto alla fontana maggiore, per obbedire Vostra Eccellenza.

Florindo. (Cava un taccuino e scrive) Dirimpetto alla fonte1. E voi? (a Giannina)

Giannina. Quando uscite di casa, la terza porta a banda2 dritta, ai comandi di Vostra Eccellenza.

Florindo. Giannina. La terza porta a mano diritta. E voi? (a Ghitta)

Ghitta. In quel bel casino, sopra quella bella collina, domandate dove abita Ghitta.

Florindo. Bel casino, bella collina, la bella Ghitta. Non occorre altro, vi verrò a ritrovare.

Olivetta. Ma Vostra Eccellenza non si degnerà di noi3.

Florindo. Anzi sì, sarò tutto vostro.4

Olivetta. Oh! Eccellenza...

Florindo. Orsù, lasciamo le cerimonie. Fra noi, ragazze mie, trattiamoci con confidenza.5

Giannina. Oh! Eccellenza...

  1. Bett.: Olivetta dirimpetto al fonte.
  2. Bett.: mano.
  3. Bett.: Ma V. E. si degnerà di noi?
  4. Bett. aggiunge: «Carina, datemi la vostra bella mano, ad Olivetta».
  5. Bett. avverte: ad Eleonora.