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LA FIGLIA OBBEDIENTE 469

SCENA XVI.

Camera di Pantalone.

Pantalone e Beatrice.

Pantalone. Mia fia xe la più bona creatura de sto mondo, e nissun1 la mettesse su, la farave tutto a mio modo, senza una minima difficoltà.

Beatrice. In quanto a me, signor Pantalone, non vi potete dolere; vi ricorderete che questa mattina, in vostra presenza, la consigliava a prendere il conte Ottavio.

Pantalone. Ma po dopo, siora, l’avè fatta parlar co sior Florindo.

Beatrice. Io? Che importa a me di Florindo? Sono amica di casa Bisognosi; voglio bene a Rosaura, desidero vederla star bene, e non m’impaccio dove non mi tocca.

Pantalone. Ve par che col conte Ottavio Rosaura no starà ben?

Beatrice. Anzi benissimo. Questa mattina le ho pur detto dieci volte, che dicesse di sì.

Pantalone. El xe nobile.

Beatrice. La farà diventar Contessa.

Pantalone. E! xe ricco.

Beatrice. E come! Basta veder quelle gioje.

Pantalone. Nol gh’ha altro mal, che el xe un poco lunatico.

Beatrice. Tutti voi altri uomini avete qualche difetto.

Pantalone. Florindo finalmente xe fio de fameggia.

Beatrice. E suo padre lo tien corto.

Pantalone. So padre no vol morir per adesso. Sa el cielo, che vita i ghe farave far a mia fia.

Beatrice. Figuratevi! Gente avara!

Pantalone. E po quel sporco el xe un boccon de temerario.

Beatrice. Ragazzi che non hanno giudizio.

Pantalone. Cara siora Beatrice, vu che se una donna de proposito, che intende la rason, e che volè ben a mia fia, con-

  1. Segue nell’ed. Pap.: ghe restasse de mezzo a corneggiarla, se nissun la ecc.