Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/479


LA FIGLIA OBBEDIENTE 463

Arlecchino. Coss’ela mo una piroletta?

Brighella. Una piroletta? Eccola. Ah! (fa la spaccata) Vedistu?

Arlecchino. Ti sa ballar anca lei?

Brighella. Gh’ho insegnà mi a mia fia.

Arlecchino. Ma dove ti astu ela imparà?

Brighella. Mi sono sempre dilettato del ballo.

Arlecchino. Parla toscano lei?

Brighella. Vedete bene; quando si viaggia, si parla... Ecco mia figlia.

Arlecchino. Col conte Ottavio.

Brighella. Sì. Il conte Ottavio la serve.

SCENA X.

Il Conte Ottavio dando il braccio a Olivetta; e detti.

Olivetta. Dopo che avrò riposato, sarò da Rosaura a rirare il lotto.

Arlecchino. Signora...

Brighella. Vardè, fia, sto poveromo che ve vol saludar.

Olivetta. Addio. (ad Arlecchino

Arlecchino. Me consolo infinitamente...

Olivetta. Conte, non v’incomodate d’avvantaggio, mi ritiro nella mia camera.

Ottavio. Non mi volete?

Olivetta. No, vado a dormire.

Ottavio. Non mi volete?

Olivetta. No, vi dico.

Ottavio. Un’altra volta. (la lascia con qualche disprezzo

Olivetta. (Lo soffro, so io perchè). (da sè

Arlecchino. Ela contenta, signora...

Olivetta. Non ho tempo.

Arlecchino. Mo, cara lustrissima...

Olivetta. Mi par di conoscervi.

Arlecchino. Son Arlecchin Battocchio.

Olivetta. Sì sì, mi ricordo. Addio. (parte