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452 | ATTO SECONDO |
SCENA VI.
Beatrice e detta.
Beatrice. Rosaura, siete sola?
Rosaura. Sì, lo vedete.1
Beatrice. Scrivete?
Rosaura. Scrivo.
Beatrice. A chi?
Rosaura. Oh cielo! Al signor Fiorindo.
Beatrice. Volete fargli capitar la lettera presto?
Rosaura. Sentitela, e ditemi il parer vostro.
Beatrice. Non vi è tempo da perdere. Se volete fargliela avere, l’occasione è opportuna.
Rosaura. Come?
Beatrice. Piegatela subito. Ora vi troverò chi gliela porterà senza dubbio.
Rosaura. Subito?...
Beatrice. Sì, subito, in un momento. (parte
Rosaura. Sia come esser si voglia. Parmi non aver errato, così scrivendo. La manderò... (va piegando la lettera
SCENA V.
Beatrice, Florindo e detta.
Beatrice. Ecco chi gli porterà la lettera. (conducendo per mano Florindo
Rosaura. Oh cielo! (lascia la lettera sul tavolino, e s’alza
Florindo. (Ingrata!) (da sè
Rosaura. Voi qui?
Florindo. Sì, barbara, io qui a rimproverarvi della vostra incostanza...
Beatrice. Oh! Io non vi ho qui condotto per far il bravo. Parlate con civiltà; Rosaura è ragazza da darvi soddisfazione.
- ↑ Segue nell’ed. Pap.: «Beatr. Vostro padre non è in casa? Ros. A quest’ora suol essere co’ suoi mercanti. Beatr. Scrivete? ecc.».