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444 ATTO PRIMO

Ottavio. Sì, a voi.

Brighella. La perdoni...

Ottavio. Non siete galantuomo?

Brighella. Son galantuomo; ma son el padre de siora Olivetta.

Ottavio. Datemi una presa di tabacco.

Brighella. Ho perso la scatola, signor.

Ottavio. Mi dispiace. N’aveva una, l’ho data via.

Brighella. Deghene una presa del vostro, de quello della scatola d’oro. (a Olivetta

Olivetta. Lo servirei; ma veda. Non ne ho più. (mostra la scatola vuota

Ottavio. Lasciate vedere. (prende la scatola)

Brighella. Parigi, sala? E tanto val l’oro, quanto la fattura.

Ottavio. (Mette nella scatola delli zecchini Compratevi del tabacco.

Olivetta. Oh! troppo incomodo.

Brighella. (Me piase; el sa far pulito). (da sè) Cara fia, lassè che veda se podesse, nettando la scatola, trovarghene una presa. Gh’ho sto vizio, e no gh’ho scatola.

Olivetta. Tenete. (dà la scatola a Brighella

Brighella. (Apre e conta piano li zecchini) (No gh’è mal). (da sè

Ottavio. Quest’anno dove ballate?

Olivetta. Ancora non lo so.

Brighella. Avemo molti trattati; ma nissun ne comoda. La mia creatura no balla nè per dusento, nè per tresento zecchini. Grazie al cielo, no ghe ne avemo bisogno.

Ottavio. Ehi?

SCENA XVII.

Il Cameriere e detti.

Cameriere. La comandi.

Ottavio. Al mio cameriere, che mi porti la veste da camera e la berretta.

Cameriere. Sarà servita. (parte

Olivetta. (Non credo mai, che si spoglierà qui). (da sè

Brighella. Feghe veder mo a sto cavalier quella bella corniola.