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LA FIGLIA OBBEDIENTE | 439 |
Brighella. Altri do. Colla nostra arma. (al cameriere, e li mette sull’altro tavolino) Le mocchette, i porta mocchette?
Lumaca. Eccoli.
Brighella. Vedeu? Tutto compagno. (al cameriere) Candele ghe n’è? (a Lumaga
Lumaca. Sono finite.
Brighella. Caro vu, quattro candele. (al cameriere)
Lumaca. Di cera non ne ho; se le vuol di sevo?
Brighella. De seo, de seo. Tanto fa.
Cameriere. Ma di sevo sui candelieri d’argento...
Brighella. Cossa importa? Se stima l’arzento, no se stima le candele.
Cameriere. Ora la servo. (parte, poi torna
Brighella. Presto: fora quelle sottocoppe, quelle cogome, quel scaldapiè. Che femo un poco de palazzo. Anca i gotti, anca la saliera. Tutto l’è arzento, tutto impenisse l’occhio. (distribuisce tutto sui tavolini
Cameriere. Ecco qua le candele.
Brighella. De qua mo, amigo.
Cameriere. Se comanda, farò io.
Brighella. Eh! lasse far a mi, che sta roba vu no la savè manizzar. (mette le candele colle mani, si sporca, e si netta al giustacore1
Cameriere. (Povero argento! in che mani è venuto!) (da sè
Lumaca. (Gli dà il bacile per le mani, e la brocca.
Brighella. Presto un treppiè. (al cameriere
Cameriere. Subito. (va, e torna col treppiè
Brighella. Vedeu questo? L’ho fatto mi coi mi bezzi. Siora Olivetta non ha speso gnente.
Cameriere. Vossignoria negozia?
Brighella. Ve dirò, in confidenza. Tutta la cioccolata che avanza, l’è mia. Tutti ghe ne manda; e mi metto via, e vendo; e fazzo delle bagattelle. Ah! l’omo s’inzegna.
Cameriere. Bravissimo. (Capisco il carattere). (da sè
Brighella. Tiò, Lumaga, averzi quel cofrerfort.
- ↑ Pap.: alla velata.