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LA FIGLIA OBBEDIENTE 425

Rosaura. Povera me! Voi mi avete sagrificata.

Pantalone. Sacrificada? Perchè?

Rosaura. Perchè appunto note mi sono le di lui stravaganze, il di lui costume, il di lui strano temperamento.

Pantalone. Ve sarà anca nota la so ricchezza, la so nobiltà, e che una donna, che sappia far, lo farà far a so modo e senza una immaginabile suggizion... In summa vu starè da regina.

Rosaura. Mi lascerà dopo quattro giorni.

Pantalone. Credeu che sia un minchion? El ve fa diese mille ducati de contradota.

Rosaura. Ah! signor padre. Questa volta l’interesse v’accieca.

Pantalone. Me maraveggio de vu, siora. No l’ho fatto per interesse, l’ho fatto per l’amor che ve porto. Un povero pare, scarso de beni de fortuna, no ve pol dar quella sorte che meritè, nol ve pol dar quel stato che el ve desidera. El cielo me presenta una congiontura per vu felice, e volè che la lassa andar? Ve vorria poco ben, se trascurasse la vostra fortuna. Questo xe un de quei colpi, che poche volte succede. Un omo ricco se innamora de una putta civil. El la domanda a so pare; se el pare tarda un momento a rissoìver, el pol precipitar el so sangue. L’omo che gh’ha giudizio, no ha da tardar un momento a rissolver, a concluder, a stabilir. Ho rissolto, ho concluso. Rosaura, vu sarè so muggier.

Rosaura. E il povero signor Florindo?

Pantalone. Sior Florindo xe vegnù tardi.

Rosaura. L’avete pur sempre amato. Avete sempre fatta stima di lui.

Pantalone. Xe vero, ghe voggio ben, e lo stimo.

Rosaura. Avete detto pur tante volte, che avreste desiderato che potesse egli divenir vostro genero.

Pantalone. Sì, l’ho dito, xe la verità.

Rosaura. Ecco il tempo...

Pantalone. No gh’è più tempo. El xe vegnù troppo tardi.

Rosaura. Due ore hanno da decidere di me stessa?

Pantalone. Siora sì, un momento decide.