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424 ATTO PRIMO

Pantalone. Sior Florindo! Dove xelo? Xelo vegnù a Venezia?

Rosaura. Non lo sapete? È qui, è tornato, e cerca di voi.

Pantalone. L’aveu visto?

Rosaura. Non l’ho veduto. Ma è stata da me la signora Beatrice, e mi ha raccontato ogni cosa.

Pantalone. Cossa v’ala contà?

Rosaura. Cento cose, una più bella dell’altra. Il signor Florindo è tornato. Ha lettere di suo padre. Suo padre accorda tutto, si contenta di tutto. Fa stima di voi, fa stima di me. Acconsente alle nostre nozze; ed il signor Florindo è venuto apposta a Venezia per isposarmi.

Pantalone. Oh! sia maledetto! (butta via con rabbia la sua berretta)

Rosaura. Oimè! Che è questo? Che c’è di nuovo?

Pantalone. Ghe xe de niovo, che sior Florindo xe vegnù tardi.

Rosaura. Come tardi?

Pantalone. Siora sì; el xe vegnù tardi. Perchè non alo scritto una lettera?

Rosaura. Ha voluto egli portar la nuova in persona.

Pantalone. L’ha fatto una bella cossa.

Rosaura. Non mi tenete più sospesa; ditemi...

Pantalone. Alle curte. V’ho promessa a un altro. E za do ore ho serrà el contratto.

Rosaura. Oh cielo! Senza dirmelo?

Pantalone. No ghe giera tempo da perder. El partio no pol esser meggio. Un omo nobile, ricco e generoso.

Rosaura. Ma senza dirmelo?

Pantalone. Cara fia, no so cossa dir. L’occasion ha portà cussì. El carattere dell’omo xe stravagante; son informà, che chi nol chiappa in parola in certi momenti, el se mua facilmente d’opinion. L’ho trovà de voggia. I amici m’ha conseggià de farlo; l’ho fatto. Avemo sottoscritto, e no ghe xe più remedio.

Rosaura. Quest’uomo ricco, e nobile, e stravagante, sarebbe mai il signor conte Ottavio?

Pantalone. Giusto elo. Cossa ve par? Gierelo un partìo da lassar andar?