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34 ATTO PRIMO

Beatrice. Dunque, se non la conoscete, perchè non la rispettate?

Florindo. Vi dico1, che non le ho perso il rispetto.2

Beatrice. Orsù: acciò in avvenire vi portiate con essa diversamente, vi dirò chi ella è, e quale trattamento da voi esiga.

Florindo. L’ascolterò volentieri.

Beatrice. Sappiate dunque...

Servitore.3 Eccellenza, alcune donne di Montefosco vorrebbero riverirla. (a Beatrice)

Florindo. (Donne!) (da sè)

Beatrice. Bene. Si trattengano un poco, or ora sarò da loro. (servitore parte) Sappiate ch’ella è figlia del marchese Ercole, il quale un tempo...

Florindo. Signora, me lo direte poi. Con vostra permissione. (Donne? Donne?) (parte allegro)

SCENA XIII.

La Marchesa Beatrice e Rosaura.

Beatrice. (Che spirito intollerante!) (da sè)

Rosaura. Signora, voi dunque mi conoscete? Vi sono note4 le mie disgrazie?

Beatrice. Sì, e vi compatisco moltissimo.

Rosaura. La vostra compassione mi può far5 felice.

Beatrice. Sì, Rosaura, procurerò giovarvi, vi sarò protettrice, se moderate saranno le vostre mire.

Rosaura. Mi getterò nelle vostre braccia.

Beatrice. Inclinereste voi ad un ritiro?

Rosaura. Tradirei me stessa, se dicessi di sì 6.

  1. Bett. e Pap.: Questa è bella. Vi dico ecc.
  2. Segue nelle edd. Bett., Pap. ecc.: «Beatr. Perchè vi lagnate di lui? a Ros. Ros. Ve lo dirò, signora mia, voleva violentarmi a scherzare. Beatr. E questo non si dice perderle il rispetto? Flor. Oh, non signora. L’ho fatto con tante altre; niuna si è mai lamentata. Beatr. Orsù, ascoltatemi: acciò in avvenire ecc.».
  3. Comincia sc. XVII nell’ed. Bett.
  4. Bett. e Pap.: dunque note vi sono ecc.
  5. Bett.: render.
  6. Segue nelle edd. Bett., Pap. ecc.: «Beatr. Ad uno sposo? Ros. Piuttosto. Beatr. Avete voi qualche amante? Ros. Fra questi monti non vi può essere oggetto amabile agli occhi miei. Beatr. Considerar dovete ecc.».