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LA FIGLIA OBBEDIENTE 423

Beatrice. Facciamo così, signor Florindo. Andiamo giù per la scala secreta; e mostriamo di essere venuti ora.

Florindo. Benissimo. Andate, che ora sono da lui.

Arlecchino. (Bisogna servirlo ben; el me dà qualche lirazza).(da sè, parte

Rosaura. Anche voi, signora Beatrice, volete andare?

Florindo. Non occorre che v’incomodiate.

Beatrice. Voglio venire ancor io. Vo’ vedere, come quel caro vecchietto accetta una tal novella.

Rosaura. Cara amica, lasciateli parlar fra di loro.

Beatrice. No, no; voglio esserci ancor io. In queste cose ci ho il maggior gusto del mondo. Andiamo.                                   (parte

Florindo. Signora Rosaura, or ora torno da voi.

Rosaura. Sì, caro...

Florindo. Sposa, addio.                                    (parte

SCENA IV.

Rosaura sola.

Maggior contentezza io non potea bramare di questa. Mio padre ancora sarà contento. Cento volte mi ha detto, che bramerebbe volentieri vedermi sposa di quest’unico figlio di un così ricco mercante. Non credeva egli mai, che il di lui genitore si contentasse. Lode al cielo, si è contentato; Florindo sarà mio sposo. Ora parleranno fra loro. Ma Beatrice impedirà forse che parlino con libertà: quella è una buonissima donna, di buon cuore, amorosa, ma vuol saper tutto, vuol entrare per tutto... Ecco mio padre. Non può ancora aver veduto Florindo.

SCENA V.

Pantalone e detta.

Pantalone. Fia mia, son qua con delle buone niove.

Rosaura. L’avete veduto?

Pantalone. Chi?

Rosaura. Il signor Florindo.