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A SUA ECCELLENZA
LA SIGNORA
CECILIA QUERINI ZORZI1.
RE forti motivi m’inducono ad offerire all’E. V. un ossequioso tributo del mio rispetto: la Casa2 nobilissima dov’Ella e nata, nella quale tutti sono Protettori miei benignissimi; quella3 dove Ella è collocata, godendo io la Protezione dell’Eccellentissimo Signor Marin di lei Sposo; e finalmente quella benignità e gentilezza, con cui l’E. V. mi protegge, mi favorisce e mi onora. Queste tre ragioni, a dir vero, dovrebbono mettermi in apprensione e confondermi, considerandole bene in confronto della tenuissima offerta, che ardisco di presentarle con questa mia Commedia. Poichè se riguardinsi le due Famiglie illustri suddette, sono elleno per l’antichità, per gli onori e per la ricchezza, delle più cospicue della Repubblica; e se all’E. V. rivolgo il pensiero, ornata la veggo di tanti meriti e di tanti virtù, che con ragione dalla impresa mia dovrei ritirarmi. Tuttavolta considerando io che nel di Lei animo la benignità in mezzo delle altre Virtù risiede, regolandole essa con dolcezza ammirabile e singolare, voglio sperare che questa parlerà in mio favore al di lei cuore magnanimo e generoso, impetrando a quest’Operetta mia un gentilissimo accoglimento; ed a me l’onore di potergliela dedicare. La Figlia obbediente alla di Lei validissima Protezione ricorre. La Virtù della obbedienza è quella con cui si provano gli animi; poichè amando le ragionevoli creature con forza innata la libertà, merita somma lode chi a questa preferisce una virtuosa rassegnazione. L’obbedienza in alcuni è docilità d’animo naturale, in altri è derivata dalla ottima educazione. Unite poi queste due bellissime