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30 | ATTO PRIMO |
fare con noi, ma sono attaccati a noi, vengono, Eccellentissimo signor Marchese, a prostergarsi a voi. (sputa)
Florindo. Gradisco...
Nardo. Eccellenza, non ho finito. (con riverenza)
Florindo. Via, finite. (gli altri bisbigliano)
Nardo. Zitto. (tutti fanno silenzio) Ecco le pecorelle dalla vostra giurisdizione, le quali vi pregano di farle tosare con carità1.
Florindo. (Si alza) Non posso più.
Nardo. Voi, qual Giove benefico, ci gioverete; e il sole della vostra bontà rischiarerà le tenebre di Montefosco. (Florindo passeggia, e Nardo gli va dietro parlando, e tutti per ordine lo vanno seguitando) Eccoci ad offerire ed obliare2 a vostra Eccellenza, signor marchesino Florindo, la vostra servitù, sicuri che la spaziosità dell’animo vostro magnifico... (guardando in faccia i compagni che applaudiscono, e Florindo sempre passeggia) accetterà con ampullosità3 di riconoscenza... (Florindo s’accosta alla porta con impazienza) le pecore della nostra antica e nobile Comunità...
Florindo. Avete finito?
Nardo. Eccellenza no; e prescrivendo...
Florindo. (La finirò io). (da se, approssimandosi alla porta)
Nardo. La serie de’ suoi comandamenti...
Florindo. Schiavo di lor signori. (entra, e cala la portiera)
Nardo. Troverà in noi quella4 obbedienza...
Cecco. Entrate. (a Nardo)
Nardo. Non importa. La quale confonderà i sudditi delle meno antiche e nobili Comunità. Ho detto.
Cecco. Il fine non l’ha sentito.
Nardo. Non importa.
Mengone. Perchè partire, avanti che abbiate finito?
Nardo. Politica. Per non impegnarsi a rispondere.
Cecco. Oh! io vado a spogliarmi, e vado alla caccia.