Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/393


I PUNTIGLI DOMESTICI 379

SCENA VII.

Ottavio, Rosaura e Pantalone.

Ottavio. Ho pensato di far così. Condurrò la Contessina dalla marchesa Virginia mia sorella, e sotto la sua custodia, sotto la sua direzione, si concluderanno gli sponsali col marchesino Florindo.

Rosaura. Il signore zio non dice male.

Pantalone. E la vol far sto affronto alla madre? (al Conte)

Ottavio. Lo merita. Una madre crudele, che vuol sacrificare la figlia, non può dolersi che di se stessa, se dalla figlia medesima viene delusa.

Rosaura. Eh! il signore zio sa quello che dice.

Pantalone. Ma i parenti de siora contessa Beatrice cossa dirali?

Ottavio. Dicano ciò che vogliono. Essi non le danno la dote.

Rosaura. Sentite? Io non ho altri parenti, che il signore zio.

Pantalone. La varda, sior Conte, che sta cossa no fazza nasser qualche scena.

Ottavio. Tant’è, in questo, compatitemi, non ascolto consigli. Ho stabilito così. Farò attaccar la carrozza, e anderemo da vostra zia. Starete con lei quindici o venti giorni; indi vi sposerete col Marchesino.

Rosaura. Quindici o venti giorni? Mi rincrescerà darle un incomodo sì lungo.

Pantalone. In fatti no la gh’averà troppo gusto quella dama de aver in casa la suggizion de una novizza.

Ottavio. Mia sorella è compiacentissima; per me lo farà volentieri.

Rosaura. Ma! non si potrebbe minorarle l’incomodo?

Ottavio. Come?

Rosaura. Spicciarsi in tre o quattro giorni?

Pantalone. (El ripiego no xe cattivo). (da sè)

Ottavio. Basta. Circa a questo discorreremo. Permettetemi che io vada a dare alcuni ordini.

Pantalone. Ma! sta putta...