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378 ATTO TERZO

SCENA VI.

Corallina e detti.

Corallina. Signora...

Ottavio. Che cosa vuoi?

Corallina. Se torna la padrona...

Ottavio. Vattene, temeraria.

Corallina. A me, signore?

Ottavio. Sì, a te; e se domattina non sarai fuori di questa casa, ti farò dare uno sfregio.

Corallina. A me!

Ottavio. A te, disgraziata; sai chi sono: o vattene, o ti manterrò la parola. La Contessa non ti leverà lo sfregio, quando lo avrai avuto.

Corallina. Io resto di sasso. Ma... signore...

Ottavio. Giuro al cielo! (va poi parlando piano a Rosaura)

Corallina. Vado, vado. (Brighella, che cosa vuol dire?) (piano a Brighella)

Brighella. (Vuol dir, padrona, che così me vendico delle so impertinenze).

Corallina. (Come!)

Brighella. (Arlecchin ghe dirà el resto).

Corallina. (Ho capito). Povera me! Maledetto Arlecchino, me la pagherai. (parte)

Ottavio. Che dite, nipote, siete voi disposta a secondarmi?

Rosaura. Il signore zio non può che consigliarmi per il meglio.

Pantalone. Uno zio de sta sorte no xe capace de farghe far nissun passo falso. Sior Conte xe pien de prudenza e de bona condotta; el ghe darà delle ottime insinuazion. Me fala degno mi de esser a parte dei so disegni? (a Ottavio)

Ottavio. Sì, giustamente. Vattene. (a Brighella)

Brighella. (Anderò a dir el resto a Corallina; se podesse recuperar almanco la mia scatola). (da sè, parte)