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IL FEUDATARIO | 29 |
Beatrice. La cosa è veramente ridicola, ma li soddisferò1. Andiamo in un’altra camera, e voi, Marchesino, riceveteli con giudizio. Avvertite che sarò dietro la porta a sentirvi2. (parte)
Pantalone. Chi no vede, no crede. I xe intrigai morti: no i sa da che parte3 prencipiar; e che boccon de superbia che i gh’ha, co i xe vestidi da festa! (parte)
Florindo. Mi dispiace trovarmi imbarazzato con costoro. Io non sono avvezzo a questi imbrogli. Ehi!
Servitore4. Comandi, Eccellenza.
Florindo. Da sedere. (servitore gli dà una sedia, e parte) Non li tratterò male, ma voglio sostenere il mio grado. (siede)
SCENA IX5.
Nardo, Cecco, Mengone, Pasqualotto, Marcone, tutti vestiti con caricatura, si avanzano ad uno ad uno, fanno tre riverenze al Marchese, il quale li guarda attentamente e ride senza muoversi.
Cecco. (Avete veduto come ride?) (a Mengone)
Mengone. (Segno che ci vuol bene).
Cecco. (Non vorrei che ci burlasse).
Mengone. (Oh! pare a voi che siamo figure da burlare?)
Nardo. Zitto. (tutti fanno silenzio, e Florindo ride) Eccellentissimo signor Marchesino6, vero ritratto della bella grazia e della dabbenaggine. La nostra antica e nobile Comunità7, benchè sia di Montefosco, viene illuminata dai raggi della vostra eloquenza. (sputa, si pavoneggia, e gli altri fanno segni d’ammirazione. Florindo ride) Ecco qui l’onorato corpo della nostra antica e nobile Comunità. Io sono di essa il membro principale, e questi due i miei laterali compagni, e gli altri due, che non hanno che