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I PUNTIGLI DOMESTICI 369

SCENA XVII.

Lelio e Rosaura.

Lelio. Favorite lasciarmi vedere quel viglietto.

Rosaura. Qual viglietto?

Lelio. Quello che avevate nelle mani poc’anzi.

Rosaura. Non so che cosa vi diciate.

Lelio. Giuro al cielo, me lo darete per forza.

Rosaura. Oh piano, signor fratello; vossignoria non ha l’autorità di usar meco la forza.

Lelio. Io, mancando il padre, fo le sue veci. Siete sotto la mia custodia.

Rosaura. Avete bisogno di esser voi custodito.

Lelio. Fraschetta.

Rosaura. Non mi perdete il rispetto.

Lelio. Voglio essere obbedito.

Rosaura. Avete finito di comandarmi.

Lelio. Perchè, signorina?

Rosaura. Perchè mi mariterò.

Lelio. Oh, per adesso no.

Rosaura. Siete anche voi d’accordo colla signora madre?

Lelio. Sì signora, per servirla. Il Marchesino non lo vedrete più.

Rosaura. Avrete cuore di dare a me una pena sì grande?1

Lelio. Orsù, voglio vedere questo viglietto.

Rosaura. Lasciatemi stare.

Lelio. Vi dico che lo voglio vedere.

Rosaura. Io non entro ne’ fatti vostri, e voi non entrate ne’ miei.

Lelio. Chiamerò vostra madre.

Rosaura. Chiamatela. È molto tempo che ho voglia di parlarle di voi.

Lelio. Che cosa le potete dire di me?

Rosaura. Che avete una chiave finta del burò, e le portate via i denari.

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Lel. Se anco crepaste, che m’importa? Ros. Morirò; sarete contenti. Lel. Oh, bella cosa s’io risparmiassi la dote. Ros. Siete un cane. Lel. Orsù, voglio ecc.».