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I PUNTIGLI DOMESTICI 351

Corallina. È vero, ha fatto male; ma un tal gastigo mi pare un poco troppo.

Beatrice. Per quel che vedo, ti è passato quel gran zelo che tu avevi per la tua padrona.

Corallina. Sono così anche nelle cose mie. Nel primo impeto vorrei conquassare il mondo; ma poi ci penso sopra, e mi passa.

Beatrice. Se passa a te, a me non succede il medesimo. Brighella mi ha offesa, e voglio che me la paghi.

Corallina. Non ha detto il signor Pantalone, che egli è pronto a levarsi la livrea, e venirvi a dimandar perdono?

Beatrice. Tu stessa hai detto che sono freddure.

Corallina. Avete promesso al signor Pantalone di riceverlo.

Beatrice. Ci ho pensato sopra e non lo voglio ricevere.

Corallina. Oh, questa è bella! Quando io ci penso, divento buona; quando voi ci pensate, diventate cattiva.

Beatrice. Tu non ti devi metter con me.

Corallina. (Mi dispiacerebbe ora che il povero Brighella se ne andasse via). (da sè)

Beatrice. Orsù, Corallina, va a chiamare due de’ miei servitori.

Corallina. Ora non ci è nessuno, signora: questa è l’ora che ciascheduno va a desinare a casa.

Beatrice. Abbasso ci sarà qualcheduno. Voglio due uomini.

Corallina. Per che fare, signora?

Beatrice. Voglio far levare quel quadro, e portarlo nelle mie camere. Il ritratto di mia madre non lo voglio in sala.

Corallina. Sa pure quante contese ci sono state per quel quadro.

Beatrice. Sì, per compiacere il conte Ottavio, l’ho lasciato metter qui: ma ora non ce lo voglio più.

Corallina. So che diceva che l’aveva fatto far egli stesso1.

Beatrice. S’egli lo ha fatto far lui, è il ritratto di mia madre, lo voglio io. Vuoi trovar questi uomini, sì o no?

Corallina. Adesso, signora, li cercherò. (parte)

  1. Pap.: fatto far lui.