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26 ATTO PRIMO

Pantalone. Vegno subito. Siora Rosaura, prudenza, e la lassa operar a mi. (parte)

Rosaura. Userò la prudenza fino a un certo segno, ma non voglio dissimular con viltà l’ingiustizia ch’io soffro. Questa giurisdizione è mia, questi beni sono miei; e se non ritroverò chi mi assista, saprò io stessa condurmi alla Corte, esporre il mio caso e domandare giustizia. (parte)

SCENA VII.

Altra camera nobile.

La Marchesa Beatrice, il Marchese Florindo, Pantalone; poi il Servitore.

Pantalone. Eccellenze, xe grando l’onor che ricevo, degnandose l’Eccellenze Vostre de servirse della mia povera casa. Arrossisso cognossendo che l’allozo no sarà corrispondente al so merito1.

Beatrice. Gradisco2, signor Pantalone, le cortesi espressioni vostre; grato mi riesce infinitamente l’incomodo, che volete soffrire per noi nella vostra casa; ed assicuratevi, che obbligherete sempre più a distinguervi ed amarvi me medesima ed il Marchesino mio figlio.

Pantalone. Servitor umilissimo de Vostra Eccellenza. (a Florindo)

Florindo. Riverisco. (con sostenutezza, toccandosi il cappello)

Pantalone. (Caspita! la ghe fuma a sto sior Marchese), (da sè)

Beatrice. Marchesino. Questo è il signor Pantalone de’ Bisognosi, mercante onorarissimo veneziano, il quale dal Marchese vostro padre ebbe in affitto le rendite di questo vostro paese, e con puntualità ed esattezza corrispose mai sempre agl’impegni suoi, facendo onore colla savia condotta sua a chi lo ha qui collocato.

  1. Segue nelle edd. Bett. e Pap.: ma me consola la sicurezza che l’animo grando dell’EE. VV. gradisce tutto, tutto perdona, e sa distinguer dalla qualità dell’offerta el cuor ossequioso dell’offerente, umilissimo servitor de VV. EE.
  2. Bett. e Pap.: Gradisco sommamente.