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338 | ATTO PRIMO |
Arlecchino. Se fusse la verità ma non me fido.
Corallina. Voi mi offendete, Arlecchino; non sono capace di dirvi una cosa per un’altra.
Arlecchino. Co l’è cussì... non so cossa dir. Intendème per discrezion.
Corallina. Sì, v’intendo. Voi mi volete bene, ed io voglio bene a voi; e per farvi vedere che dico davvero, son pronta a darvene ogni riprova.
Arlecchino. Vardè che v’impegnè assae.
Corallina. Che serve? L’ho detta e la mantengo.
Arlecchino. Animo donca, deme la man e destrighemose.
Corallina. Sì, ve la darò; ma voglio un patto da voi.
Arlecchino. Che patto?
Corallina. Se volete che io sia vostra, avete prima da vendicarmi, per un affronto che ho ricevuto da quell’asino di Brighella.
Arlecchino. Co no volè altro, lassè far a mi. Che affronto v’alo fatto?
Corallina. Mi ha detto delle parole offensive.
Arlecchino. No vorave che....
Corallina. Che serve? mi ha detto male di voi.
Arlecchino. Tocco de desgrazià. L’averà da far con mi.
Corallina. Soprattutto procurate che egli vada via di questa casa.
Arlecchino. Stè sora de mi, che senz’altro de sta casa l’anderà via.
Corallina. Come farete?
Arlecchino. L’ammazzerò.
Corallina. No, non pretendo tanto. Ammazzarlo poi...
Arlecchino. Vedeu? Ho paura che ghe voggiè ben.
Corallina. No, caro Arlecchino. Sono tutta per voi. Non vorrei che a voi accadesse qualche disgrazia. Mortificatelo1; ma non lo ammazzate.
Arlecchino. Lassè far a mi, che troverò un’invenzion per mortificarlo.
- ↑ Pap. aggiunge: colui.