Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/340

326 ATTO PRIMO

Ottavio. Vattene.

Brighella. (Oh, questo el gh’ha poche parole, e assae fatti! L’ho chiappà in bona luna). (da sè, parte

SCENA III.

Il Conte Ottavio ed il Conte Lelio.

Ottavio. Mia cognata se ne vuol prendere più di quel che conviene. Stia ne’ termini, se non vuole che si rompa.

Lelio. Son servo, signore zio.

Ottavio. Buon giorno, nipote.

Lelio. Sono a domandarvi un piacere, per parte di mia madre.

Ottavio. In che cosa la posso servire?

Lelio. Desidera che licenziate Brighella.

Ottavio. Che cosa le ha egli fatto?

Lelio. Le ha perduto il rispetto.

Ottavio. In qual maniera?

Lelio. Lo ha mandato a chiamare, e non ha voluto muoversi per servirla.

Ottavio. Era impiegato per me.

Lelio. Rapava del tabacco. Faceva veramente una gran cosa!

Ottavio. Faceva quello che io gli aveva ordinato di fare.

Lelio. Già il signore zio ha sempre fatto più conto dei suoi servitori, che de’ suoi parenti.

Ottavio. Io ho sempre fatto conto della giustizia.

Lelio. Questa giustizia tutti credono di conoscerla, ma pochi la conoscono.

Ottavio. Voi la conoscete meno degli altri.

Lelio. Mia madre ha da essere rispettata.

Ottavio. Niuno le perde il rispetto.

Lelio. E ha da essere obbedita.

Ottavio. Sì, dalla sua servitù.

Lelio. I servitori di questa casa mangiano tutti ad una tavola, e per questa stessa ragione...

Ottavio. Io li pago.