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IL FEUDATARIO 23


SCENA V.

Nardo e detti.

Nardo. Che cosa c’è? Che cosa volete?

Pasqualotto. Signor deputato, a chi tocca di noi andare innanzi?

Nardo. A chi tocca la preminenza?

Marcone. Non saprei. Bisognerà convocare il Comune.

Pasqualotto. Voi potete decidere.

Marcone. Io mi rimetto a voi.

Nardo. L’ora è tarda; viene il1 Marchese; facciamo così: per questa volta, senza pregiudizio, purchè la cosa non passi per uso e per abuso, andate tutti due in una volta, uno di qua e uno di là.

Pasqualotto. Benissimo.

Marcone. Son contento.

Nardo. Via, andate.

Pasqualotto. Vado. (fa qualche passo)

Marcone. Vado. (fa gli stessi passi dell’altro)

Pasqualotto. Gran deputato! gran testa!

Marcone. Grand’uomo per decidere! (partono, osservandosi per non essere soverchiati)

Nardo. Voglio andare a ritrovare il notaro, e fare scrivere in libro questa mia decisione ad perpetuas reis memoriarum. (parte)

SCENA VI2.

Pantalone e Rosaura, poi il Servitore.

Pantalone. Mo via, cossa se vorla afflizer per questo? Ghe vuol pazienza. Bisogna uniformarse al voler del cielo.

Rosaura. Dite bene3; ma la mia disgrazia è troppo grande.

Pantalone. Xe vero, la so desgrazia xe granda. La poderia esser ela patrona de sto liogo. La poderia e la doveria esser ela mar

  1. Bett. e Pap.: presto viene il signor ecc.
  2. Nell’ed. Bett. segue: Camera in casa di Pantalone.
  3. Bett. aggiunge: signor Pantalone.