Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
300 | ATTO TERZO |
Corallina. Sì signora, parliamo un poco di me. È giusto, che ancor io sia contenta. Ho bisogno di marito e di dote. Il marito lo troverò io, la dote me la darà il signor Ottavio.
Ottavio. Sì, volentieri. Trova il marito.
Corallina. Eccolo. (accenna Brighella)
Brighella. Oh cara! (s'accosta a Corallina)
Ottavio. Ed io ti darò mille scudi. Bastano? (a Corallina)
Brighella. Se i fusse do mille...
Pantalone. Mille ghe ne farò mi de contradota.
Florindo. E mille io...
Corallina. Basta, basta, non tanta roba, non merito tanto.
Brighella. Lassè che i fazza. (a Corallina)
Beatrice. Tutti allegri, ed io misera sono in pianto.
Ottavio. Vostro danno: andate fuori di casa mia, senza nulla, come siete venuta.
Beatrice. Ah pazienza!
Corallina. Caro signor Ottavio, la supplico di una grazia.
Ottavio. Comandate, la mia cara Corallina.
Corallina. Per salvezza del suo decoro, e giacchè ha tanta bontà per me, si contenti di fare un assegnamento alla signora Beatrice, che possa vivere1. È ancor giovine, potrebbe fare degli spropositi.
Ottavio. Via, in grazia vostra, le assegnerò dugento scudi l’anno; ma fuori di casa mia.
Beatrice. Ah Corallina2, voi mi fate arrossire...
Corallina. Così mi vendico delle sue persecuzioni. Io non ho mai avuto odio con lei, ma tutto ho fatto per il povero mio padrone. Se non era io, sarebbe egli precipitato. L’ho soccorso, l’ho assistito, l’ho rimesso in casa e in grazia del padre. L’ho ammogliato decentemente, l’ho assicurato della sua eredità, l’ho liberato da’ suoi nemici. Una serva amorosa cosa poteva mai far di più? Or vengano que’ saccenti3, che dicon male