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296 | ATTO TERZO |
Notaio. Ed io le dico che ha instituito suo figlio. Ecco i testimoni.
Beatrice. Testimoni falsi! Notaio mendace!
Notaio. Io dico la verità.
Beatrice. Voi dite il falso.
Lelio. Chi potrà decidere la questione?
Ottavio. (Esce da’ piedi del letto) La deciderò io.
Beatrice. Oimè!
Lelio. Bravo! E viva; si è risanato1. (parte)
Ottavio. Signora Beatrice, vi ringrazio del bene che mi volete.
Beatrice. Ah marito mio....
Ottavio. Bugiarda.
SCENA XVII.
Corallina e detti.
Corallina. Alto, alto, signori miei; ora tocca a parlare a me. Signora Beatrice, mi riconosce?
Beatrice. Corallina? Oh cieli!... Ah per amor del cielo, abbiate pietà di me.
Corallina. Si ricorda di quella pettegola, di quella impertinente, di quella servaccia?
Beatrice. Non mi tormentate di più.
Corallina. Si ricorda che ha fatto cacciar fuori di casa il povero signor Florindo?
Ottavio. Dov’è mio figlio? Dov’è il povero mio Florindo?...
Corallina. Eccolo, signor padrone. Eccolo, che vi domanda pietà.
SCENA XVIII.
Florindo e detti.
Florindo. Ah caro padre (s’inginocchia)
Ottavio. Vieni. Appressati a me, parte delle mie viscere e del mio sangue. Tu sei il mio unico erede. Signor notaio, domani si
- ↑ Pap.: Bravo! E viva; è risuscitato. Vado a cena contento.