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278 ATTO TERZO

Beatrice. Schiavo. (Un tedio di meno). (da sè; le getta anch’ella. Stanno un pezzo mutoli tutti e due senza parlare e senza guardarsi; poi Ottavio tira fuori gli occhiali, se li mette al naso, e mescola le carte.)

Ottavio. Alzate.

Beatrice. (Alza, senza parlare.)

Ottavio. (Dà le carte.)

Beatrice. Bazzica.

Ottavio. Buona... No, no. Bazzicotto, bazzicotto.1

Beatrice. Non è più tempo: bazzica.

Ottavio. Non aveva conosciuto il comodino.

Beatrice. Via, vi meno buono il bazzicotto.

Ottavio. Segno sette punti. Fate voi: vi ringrazio, carina.

Beatrice. (Non posso più!) (da sè; fa le carte, e le dà fuori)

Ottavio. Bazzica!

SCENA III.

Il Servitore e detti.

Servitore. (Signora, è qui il notaio). (piano a Beatrice)

Ottavio. Che c’è? Bazzica.

Beatrice. (Apri quella porta, e fallo passare). (piano al servitore)

Ottavio. Bazzica. È buona?

Beatrice. Buona.

Ottavio. Eccola: di sei. Carte. (chiede altre carte)

Beatrice. (Gli dà una carta.)

Ottavio. Carte. (come sopra)

SCENA IV.

Ser Agapito dalla porta segreta, e Corallina vestita da notaio,
che resta indietro; e detti.

Agapito. Servo di lor signori.

Ottavio. Schiavo suo. Carte. (a Beatrice)

Beatrice. Ben venuto, signore Agapito.

  1. Si dice aver bazzicotto, quando le tre carte sono simili, o semplicemente, o coll’aiuto di un comodino, a che servono i quattro sette. [nota originale]