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IL FEUDATARIO 19


Nardo. Ora siamo in carica; siamo in deputazione. Cavati il cappello.

Arlecchino. Oh! matti maledetti. Tolì; me cavarò el cappello.

Nardo. Che cosa vuoi?

Arlecchino. I è qua i cimesi della comodità.

Cecco Cosa diavolo dici?

Arlecchino. I è qua quei do villani vestidi da omeni, che se chiama i cimesi, che i vol vegnir in comodità.

Nardo. Oh! bestia che sei. Vorrai dire i sindaci della Comunità. Che venghino1.

Arlecchino. Sior sì.

Mengone. Veramente abbiamo fatto un bell’acquisto a prendere per uomo di Comune quest asino bergamasco.

Arlecchino. Certo, disi ben. In sto paese dei asini no ghe ne manca. (parte)

Nardo. Temerario!

Mengone. Eccoli.

Cecco Abbiamo da levarci in piedi?

Nardo. Oibò.

Mengone. Abbiamo da cavarci il cappello?

Nardo. Oibò.

SCENA III.

Pasqualotto e Marcone2, vestiti da contadini.

Pasqualotto. Bondì vossignoria.

Marcone. Saluto vossignoria.

Nardo. Sedete, (li due siedono con caricatura) Già sapete che il marchese Ridolfo è morto...

Marcone. Salute a noi.

Nardo. Ed ora il nostro padrone è il marchese Florindo... (a Mengone)

Cecco Vi sono uccelli in campagna? (a Pasqualotto Pasqualotto. Un mondo.

  1. Bett. e Pap.: Chi passino.
  2. Bett.: Astolfo e Mario.