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270 ATTO SECONDO

Corallina. E allora non c’era.

Rosaura. Ed ora...

Corallina. Ed ora c’è.

Rosaura. Vado via.

Corallina. E la vostra parola?

Rosaura. Che parola?

Corallina. Non avete promesso, che avvisandovi sareste venuta?

Rosaura. Ho detto, potendo.

Corallina. Oh bella! Come non potete venire, se già ci siete?

Rosaura. Corallina, lasciatemi andare.

Corallina. Voi mancherete alla vostra parola.

Rosaura. Me l’avete carpita. Siete una donna astuta.

Corallina. Oh, quand’è così, da me non ci venite più.

Rosaura. Compatitemi, non vi adirate.

Corallina. Vengo, vengo. (fingendo esser chiamata)

Rosaura. Dove, Corallina?

Corallina. Non sente? Sono chiamata.

Rosaura. Da chi?

Corallina. Dal signor Florindo, dal mio padrone.

Rosaura. Mi ha veduta?

Corallina. Se non è cieco.

Rosaura. Che dirà della mia debolezza?

Corallina. Vuol dire perchè se ne va?

Rosaura. No: perchè qui son venuta.

Corallina. Dirà ch’ella fa il giocolino dei bambini.

Rosaura. Che vale a dire?

Corallina. Fa capolino e fugge.

Rosaura. Oimè!

Corallina. Vengo, vengo. (come sopra)

Rosaura. Un’altra volta, se mi avviserete a tempo, verrò.

Corallina. Eh! via, che occorre far meco cotanti fichi? Chi sono io? Una sguaiataccia da non fidarsene? Sono una ciarliera, che vada a dirlo al mercato? Non son io quella, in cui diceste di confidarvi? Il rossore, la timidezza va bene sino ad un certo segno, ma la melensaggine poi non è da una par