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LA SERVA AMOROSA | 267 |
Corallina. Nascondetevi.
Florindo. Perchè?
Corallina. Fatemi questo piacere. Nascondetevi.
Florindo. Lo farò per compiacervi.
Corallina. E stateci fino che io vi chiami.
Florindo. Ma, Corallina, pensateci: non ricusate...
Corallina. Se ne parlate più, mi fate montar in bestia.
Florindo. (Che donna savia! Che donna amorosa!) (si ritira in una camera)
SCENA XIII.
Corallina, poi Rosaura in zendale.
Corallina. Povero padrone! Se fossi una di quelle che ambiscono, accetterei il partito. Mi sposerebbe ora per gratitudine, ma poi dopo qualche tempo se ne pentirebbe, e in vece di ringraziarmi di quel che ho fatto per lui, maledirebbe la mia pietà interessata.
Rosaura. Corallina, c’è nessuno?
Corallina. Venga, signora, non c’è nessuno.
Rosaura. Non siete più venuta da me, ed io son venuta da voi.
Corallina. Questo è un onore che io non merito. Se avesse ella comandato, sarei venuta a servirla: s’accomodi.
Rosaura. Ora mio padre dorme. Posso pigliarmi questa poca di libertà. (siede)
Corallina. Siamo tanto vicine...
Rosaura. Ma con tutto questo vo riguardata. Via, sedete anche voi.
Corallina. Che cosa ha da comandarmi, signora Rosaura? (siede)
Rosaura. Avete saputo la bella novità?
Corallina. In che proposito?
Rosaura. Quello scimunito di Lelio ha avuto ardire di presentarsi a mio padre, e chiedermi a lui in isposa.
Corallina. Che cosa gli ha risposto il signor Pantalone?
Rosaura. Potete figurarvelo. Mio padre non mi ama sì poco, ch’io abbia a temere ch’ei mi volesse precipitare.