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LA SERVA AMOROSA 253

Pantalone. E chi èla la sposa?

Lelio. Non avete una figlia?

Pantalone. Patron sì.

Lelio. «Passato ha il merlo il rio:

«Intendami chi può, che m’intend’io.

Pantalone. (O che pezzo de matto!) (da sè) Ho capìo tutto, me comandela altro?

Lelio. Non altro.

Pantalone. Servitor umilissimo.

Lelio. Ci siamo intesi.

Pantalone. Senz’altro.

Lelio. È fatta?

Pantalone. E dita.

Lelio. Vuol venir dalla signora madre?

Pantalone. No posso in verità. Gh’ho un pochetto da far.

Lelio. Che cosa vuol ch’io le dica?

Pantalone. La ghe diga quel che la vol.

Lelio. Posso andare?

Pantalone. Per mi, la mando.

Lelio. Servitor umilissimo.

Pantalone. Patron mio riveritissimo. (Oh che allocco! Oh che allocco! O che babbuin!) (da sè, parte)

SCENA V.

Lelio, poi Arlecchino.

Lelio. Oh me felice! Con quanta facilità il signor Pantalone mi ha accordata la sua figliuola! Con meno parole non si poteva fare un trattato di matrimonio.

Arlecchino. Dove diavol ve sì ficcado? La patrona ve cerca.

Lelio. Arlecchino, ti ho da dare una buona nuova.

Arlecchino. Via mo.

Lelio. Io son fatto lo sposo.

Arlecchino. Disì da bon?

Lelio. Non vedo l’ora che lo sappia la signora madre.