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252 ATTO SECONDO

Oh, semo pur la gran zente cattiva a sto mondo! Sto fatto de sta donna me mette la testa a partìo, e me farà da qua avanti pensar ben, ma ben, avanti de formar giudizio1 delle persone. Sto negozio de sto matrimonio no me despiaserìa; se se podesse combinar... se fusse vero che el tornasse in casa...

Lelio. Signor Pantalone de’ Bisognosi, la riverisco profondamente.

Pantalone. Servitor umilissimo. (vuol partire)

Lelio. La supplico, ho da parlarle.

Pantalone. Cossa vorla, patron?

Lelio. La mia signora madre la riverisce.

Pantalone. Obbligatissimo a le so grazie. (vuol partire)

Lelio. Signore, le ho da parlare di una cosa che preme.

Pantalone. Gh’ho un pochetto da far. No posso trattegnirme.

Lelio. In due parole la sbrigo.

Pantalone. Via mo? la diga.

Lelio. La mia signora madre vuole ch’io mi mariti.

Pantalone. Me ne rallegro infinitamente.

Lelio. E per questo mi ha mandato da V. S.

Pantalone. Cossa songio mi, sanser da matrimoni?

Lelio. No signore, non mi manda dal sensale. Mi manda dal mercante a drittura.

Pantalone. Se la vuol qualcossa dal mio negozio, la vaga dai zoveni, che mi no me ne impazzo.

Lelio. Dunque mi dà libertà, ch’io vada a trattar colla giovine?

Pantalone. Co la zovene? Ho dito coi zoveni.

Lelio. Ha figliuoli maschi V. S.?

Pantalone. Patron no, no gh’ho altro che una fia femena.

Lelio. E dice che io me la intenda con lei?

Pantalone. Ma che mercanzia cerchela, patron?

Lelio. La mia signora madre vuole ch’io mi mariti.

Pantalone. E la lo manda da mi per comprar i abiti?

Lelio. No signore, non mi manda per gli abiti, mi manda per la sposa.

  1. Pap.: giudizi temerari.