Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LA SERVA AMOROSA | 251 |
Corallina. In casa sua non ci devo venire.
Pantalone. No, no: vegnì pur in casa mia, che ve dago licenza. Vedo che se una donna de garbo, e che de vu me posso fidar.
Corallina. Basta; non vorrei...
Pantalone. E pò, co cerchè de maridar sior Florindo, xe segno che con lu non gh’è gnente.
Corallina. E cerco di maritarmi ancor io.
Pantalone. No faressi mal: sè zovene.
Corallina. Non vi è altro, che non ho dote.
Pantalone. Vu se pur stada maridada un’altra volta. Cossa aveu fatto della vostra dota?
Corallina. La dote ch’io aveva allora, è andata.
Pantalone. Col vostro spirito no ve mancherà un bon partìo.
Corallina. Eh signor Pantalone, ci vuol altro che spirito!
Pantalone. Se una bona donna, el cielo ve provederà.
Corallina. Sentite: io vi parlo schietto. Faccio tanto per il signor Florindo: spero che anch’egli qualche cosa farà per me. Se va bene per lui, per me pure mi lusingo che non anderà male; e se sarà padrone del suo, son certa che un po’ di dote me la darà. Conosco il suo buon cuore, so ch’è un figliuolo grato ed onesto; ma quando ancora mi dovessi ingannare, e meco dovesse essere ingrato, non mi pentirò mai di quello che per lui ho fatto, essendo certa e sicura, che il bene è sempre bene; e che tutto il bene, che da noi si fa, viene ricompensato dal cielo; signor sì, dal cielo, che conosce il cuore delle persone, e premia e rimunera le buone opere e le buone intenzioni. Signor Pantalone, la riverisco divotamente. (parte)
SCENA IV.
Pantalone, poi Lelio.
Pantalone. Mo che donna de proposito! Ho ben gusto d’averla cognossua. Vardè quando che i dise delle mormorazion. Tutti crede che la staga co sior Florindo, perchè i sia innamorai.