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250 ATTO SECONDO

Corallina. Orsù; vede vossignoria questa donnetta? Quanto vale, che non passa domani che il signor Florindo è in casa, è padrone, e la signora Beatrice colle trombe nel sacco batte la ritirata?

Pantalone. Magari! Gh’averave gusto da galantomo.

Corallina. Allora gliela darebbe la signora Rosaura?

Pantalone. Ve digo de sì.

Corallina. Chi sa poi allora, se il signor Florindo fosse di tal opinione. Per questo voleva io che il signor Pantalone avesse merito nel suo accomodamento, acciò ad occhi chiusi il mio padrone prendesse per moglie la signora Rosaura.

Pantalone. Mo perchè gh’aveu sta premura? Che interesse gh’aveu per mi, e per Rosaura mia fia?

Corallina. Confesso il vero: mi levo la maschera. Tutto faccio per il mio padrone. Conosco la signora Rosaura, so ch’è una buona figlia, so che per lui sarebbe un partito d’oro. Ho paura, se entra in grandezza, che gli amici, che i parenti lo tirino a qualche matrimonio avvantaggioso in apparenza, e pregiudiciale in sostanza. Che gli tocchi qualche vanerella, qualche civettuola di quelle del tempo d’oggidì; essendovi troppo gran carestia di fanciulle savie, morigerate, come la vostra, che il cielo ve la benedica. E per questo la vorrei assicurare per il signor Florindo, e gliene ho parlato, e sarebbe contento; ed ella forse forse non direbbe di no, e sarebbe un matrimonio che farebbe crepar d’invidia mezza città, e mezza giubilerebbe dal contento. Ma V. S. ha i suoi riguardi, non vuole, non le pare. Non so che dire. Se il signor Florindo torna in casa, sarà attorniato, sarà sedotto, non mi ascolterà forse più. Me ne dispiace, ma non c’è rimedio.

Pantalone. Cara Corallina, no buttè le cosse in desperazion. Lassè che ghe pensa suso. Sti negozi no i se fa co sto precipizio. Me piase l’idea, la lodo, ghe trovo delle difficoltà, ma ghe trovo del bon. Deme tempo, e poi esser che me ressolva.

Corallina. E se succede qualche novità?

Pantalone. Avviseme.