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244 ATTO SECONDO


Corallina. Lo sapete di certo?

Florindo. Arlecchino è venuto in casa nostra due ore sono, e mi ha narrato l’ordine avuto di ricercare il notaio.

Corallina. Questa cosa mi dispiace assaissimo. Come mai si è indotto a far testamento? Egli non ne voleva sentir parlare.

Florindo. A forza di lusinghe e di studiate finzioni, lo ha tirato a un tal passo. Questa è l’ultima mia rovina.

Corallina. Finalmente non potrà privarvi di tutto.

Florindo. Se non di tutto, potrà privarmi di molto. I nostri beni sono tutti liberi, la maggior parte da mio padre acquistati. Sa il cielo che cosa gli faranno fare. Fra la moglie e il figliastro mi spogliano, mi rovinano.

Corallina. Conviene ritrovarci qualche rimedio. Arlecchino l’ha ritrovato il notaio?

Florindo. Lo ricercava, ed ha lasciato l’ordine al di lui studio.

Corallina. Chi è egli? Come chiamasi?

Florindo. Un certo Agapito, detto per soprannome degli etcetera.

Corallina. So benissimo. È il notaio di casa. Lasciate fare a me. Procurerò di vederlo. Lo conosco da molti anni; può essere che mi riesca di guadagnarlo.

Florindo. Eh Corallina mia, senza danaro non si fa niente.

Corallina. Belle promesse, e uno zecchino a conto, può fare sperar qualche cosa.

Florindo. Circa alle promesse si può abbondare, anche con animo di mantenerle: ma la difficoltà maggiore consiste nello zecchino.

Corallina. Voi non l’avete?

Florindo. Oh Dio! Non ho un soldo.

Corallina. Io nemmeno.

Florindo. Dunque lo sperarlo è vano.

Corallina. Presto; in virtù della mia polvere, comparisca uno zecchino. Eccolo. (fa vedere a Florindo lo zecchino)

Florindo. Dove l’avete avuto? (con allegria)

Corallina. Non sapete ch’io faccio venir li zecchini di sotterra?

Florindo. Ditelo, cara Corallina, dove l’avete avuto? L’ha mandato forse mio padre?