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238 | ATTO PRIMO |
Rosaura. Io vi parlo schietto. Ho sempre creduto ch’ei facesse all’amore con voi.
Corallina. Sì; se facesse all’amore con me, starebbe a prendere il fresco! Prima, egli è un giovine di prudenza, stima l’onore della sua casa, e non si abbasserebbe a pigliare una serva. E poi, ve lo dico liberamente, è innamorato morto di voi.
Rosaura. Io rimango sorpresa. Non mi ha mai dato un segno di avere della premura per me.
Corallina. È timido. Non si arrischia.
Rosaura. E che pretende dai fatti miei?
Corallina. Far quello per cui è uscito di casa di suo padre. Maritarsi, e tirar avanti la casa.
Rosaura. E sua matrigna?
Corallina. Il signor Ottavio è vecchio, e mezzo insensato. Quando il figlio sarà maritato, la signora Beatrice o se n’anderà di casa, o rinuncierà il maneggio.
Rosaura. Se ciò fosse, converrebbe ch’ei ne parlasse a mio padre.
Corallina. Ha principiato a dirgli qualche cosa questa mattina.
Rosaura. Gli ha parlato di me?
Corallina. Non gli ha parlato precisamente di voi, perchè così di balzo non dovea nemmen farlo; ma sentite con che bella politica si è introdotto. Sa che il signor Pantalone è amico del signor Ottavio. Ha fìnto aver bisogno di danari, e lo ha pregato interporsi per fargliene aver da suo padre. Naturalmente gli porterà la risposta, ed egli con quell’occasione gl’introdurrà il discorso a proposito, e forse forse concluderanno.
Rosaura. Sarà diffìcile che mio padre l’accordi, s’egli non torna in casa.
Corallina. E sarà diffìcile ch’ei torni in casa, se non ha qualche sicurezza di essere consolato.
Rosaura. Come si potrebbe condurre questa faccenda?
Corallina. In quanto a questo poi, de’ ripieghi non ne mancano. Qui batte il punto, signora Rosaura; in confidenza: vi aggrada il signor Florindo? Lo prendereste per marito? (s’accosta)