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LA SERVA AMOROSA | 237 |
Corallina. Oh! non vorrei aver parlato per tutto l’oro del mondo.
Rosaura. Ma spiegatevi.
Corallina. Cara signora Rosaura, mi faccia la finezza di dispensarmi.
Rosaura. Ora mi ponete in maggiore curiosità.
Corallina. Sia maledetto la mia ignoranza.
Rosaura. Che mi dite voi delle finestre?
Corallina. Dico delle finestre di casa.
Rosaura. Il signor Florindo sta alla finestra?
Corallina. Non lo vede tutto il giorno?
Rosaura. E per qual motivo ci sta?
Corallina. Oh, è meglio ch’io me ne vada. Or ora mi crepa il gozzo1.
Rosaura. Cara Corallina, non mi lasciate con questa curiosità. Sentite, se dubitate ch’io parli, non vi è pericolo.
Corallina. Ma se il padrone sa che ho parlato, meschina di me!
Rosaura. Se è tanto buono, non griderà.
Corallina. Non griderà, è2 vero. Ma si vergognerà, poverino! Se sapeste come è fatto! pare una ragazza allevata in ritiro. Oh che buone viscere! che costumi! che bella semplicità! Beata quella, a cui toccherà questa gioja!
Rosaura. In verità, lo voleva dire ch’era un giovine savio e buono. Lo vedeva sempre in casa, sempre modesto. Sempre lì...
Corallina. Sempre lì a quelle finestre. (con un poco di caricatura)
Rosaura. Sì, è vero.
Corallina. Specchiandosi, consolandosi...
Rosaura. In che?
Corallina. Eh furba, furba!
Rosaura. Eh via!
Corallina. Sia maledetto! Mi avete fatto cascare.
Rosaura. Oh! fate così, per farmi dire. (vergognandosi)
Corallina. Grande oscurità veramente! Non si vede chiaro che sta ad adorarvi, che non batte occhio, che muore lì, muore?