Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/235


LA SERVA AMOROSA 223

Ottavio. Sono il vostro Ottavino.

Beatrice. Il diavolo che vi porti.

Ottavio. (Pazienza! È in collera; bisogna lasciarla stare). (si va accostando alla porta)

Beatrice. Me la pagherà.

Ottavio. Beatricina. (di lontano)

Beatrice. Chi sa cosa medita!

Ottavio. Sposina. (come sopra)

Beatrice. Se non mi lasciate stare... (adirata)

Ottavio. Zitto. Addio. (parte con un sospiro)

SCENA III.

Beatrice sola.

Pantalone è capace di sollevar mio marito. Egli è un buon pastricciano: fa tutto a modo mio, e non vorrei che me lo svolgessero, e me lo maneggiassero a loro modo. Florindo in casa non lo voglio: mi preme fare la fortuna di Lelio; e se muore il vecchio, che Florindo non ci sia e Lelio sì, posso sperare un testamento a lui favorevole. Pantalone si vuol impacciare ne’ fatti miei? Lo prevenirò1.

SCENA IV.

Lelio e la suddetta.

Lelio2. Signora, il signor padre mi manda a vedere, se siete più in collera. Cara signora madre, con chi l’avete?

Beatrice. L’ho con quell’impertinente di Pantalone de’ Bisognosi.

Lelio. Che vi ha egli fatto?

Beatrice. È venuto a parlare in favor di Florindo, e mi ha detto delle parole insolenti.

Lelio. Mi dispiace assaissimo.

  1. Pap.: preverrò.
  2. Così nell’ed. Paper.: «Signora madre, il signor padre mi manda... Beatr. Ed io ti mando con lui. Lel. Infinitissime grazie. Mi manda a vedere, se siete più ecc.».