Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LA SERVA AMOROSA | 221 |
Ottavio. Sì, è vero, me ne ricordo.
Pantalone. Bisogna veder...
Beatrice. Vi ricordate, quando voleva dare uno schiaffo a Lelio mio figlio? (ad Ottavio)
Ottavio. Aspettate... Forse allora quando Lelio gli ha dato quel pugno?
Beatrice. Eh, che non gliel’ha dato, no, il pugno. Lo minacciò solamente, ed egli ardì menargli uno schiaffo.
Ottavio. E pur mi pare che il pugno gliel’abbia dato nella testa.
Beatrice. Come volete voi sostenere che gliel’abbia dato, se siete vecchio, e senza gli occhiali non ci vedete?
Ottavio. È vero, signor Pantalone, ci vedo poco.
Beatrice. E quando mi ha detto che sono venuta in casa a mangiare il suo...
Ottavio. Uh! l’ho sentito.
Beatrice. E che ha rimproverato voi per un tal matrimonio?
Ottavio. Ah, briccone! Me ne ricordo.
Beatrice. Ah! che ne dite?
Ottavio. Sentite, signor Pantalone, le belle cose?
Beatrice. In casa non ce lo voglio più.
Ottavio. Ve l’ho detto, signor Pantalone, non si può.
Pantalone. Ma queste le xe cosse da gnente.
Beatrice. E poi quella bricconcella di Corallina protetta da lui... e tutti due d’accordo contro di me... Basta; è finita.
Pantalone. Corallina finalmente la xe una serva. La se pol far mandar via.
Beatrice. Quanto volete giuocare, che Florindo la sposa?
Ottavio. Non crederei... Corallina è una donna di giudizio.
Beatrice. Lasciatelo fare; se la vuole sposare, la sposi; peggio per lui; si soddisfaccia pure, ma fuori di questa casa.
Pantalone. Ma, cari siori, perchè no succeda sto desordene, xe ben torlo in casa.
Beatrice. In casa no certo. Lo torno a dire: dentro colui, fuori io.
Ottavio. Oh cara Beatrice mia, non dite così, che mi fate morire.
Beatrice. Se non vi volessi tanto bene, me ne sarei andata dieci volte.