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218 | ATTO PRIMO |
Ottavio. Ecco quello che dice la signora Beatrice; tutt’e due si vogliono troppo bene; sempre chiacchieravano insieme; avevano sempre dei segreti, e dicevano male di mia consorte. Ho dovuto mandarlo via per disperazione.
Pantalone. E una serva sarà più amorosa de un padre? Sior Ottavio, tiolè in casa sto putto.
Ottavio. Lo prenderò.
Pantalone. Quando?
Ottavio. Parlerò con mia moglie, e si vedrà...
Pantalone. Tornerò qua doman. Intanto el m’ha dito ch’el gh’averia bisogno de un per de calze e de un per de scarpe. I sie scudi che gh’avè dà, el li ha magnai; el ve prega de un poco de bezzi.
Ottavio. Ma io...
Pantalone. Via; ghe neghereu anca questo? Un omo comodo de la vostra sorte, negherà un per de zecchini1 a so fio?
Ottavio. Glieli darò.
Pantalone. Demeli a mi, che ghei porterò.
Ottavio. Ora; anderò da mia moglie.
Pantalone. A cossa far?
Ottavio. Ella ha le chiavi di tutto. I due zecchini li domanderò a lei.
Pantalone. Bravo! Se un omo de garbo!
Ottavio. Oh, in verità mi trovo contento. Non penso a niente; ella fa tutto.
Pantalone. Oh, quanto che averessi fatto meggio a no ve maridar!
Ottavio. Obbligato. Averei fatto meglio! Sono stato sempre avvezzo ad essere accompagnato. Non poteva star senza moglie. È anche assai, che la signora Beatrice mi abbia preso. Potrebb’essere mia figliuola. E in verità, credetemi, mi vuol bene. Se vi potessi dir tutto... Ah, Pantalone mio, fareste meglio a maritarvi anche voi.
- ↑ Due zecchini, o scudi d’oro, corrispondono a lire venete 44, ossia a lire italiane 24.02: v. vol. II, 465, note 2 e 4.